L’unica nota colorata del primo tempo è il cartellino giallo a Bakic, per il resto la squadra consegna il compito in bianco, qualcuno senza foglio protocollo come Ilicic, consegna la maglia ancora immacolata. La prima frazione di gioco è fatta da una fitta ragnatela di passaggi dentro alla quale rimane imprigionata tutta la pigrizia e l’indolenza di una partita che ha il fascino di un volantino della Coop. Il solo scambio interessante è stato uno sguardo annoiato da sette-otto metri tra lo sloveno e Matos, poi una melina senza costrutto. Insomma, un primo tempo brutto e avvincente come un rutto. Se Bebè non sembra un giocatore di calcio, l’allenatore portoghese sembra invece Massimo D’Alema in fuga da quelli delle “Iene”. La squadra ha un sussulto di Fiorentina e cresce nella ripresa con gli innesti di Pizarro e Cuadrado, Ilicic delude come gli ultimi episodi di Montalbano, ma non può essere bocciato ne così brutto, mentre Munua si guadagna la pagnotta su un tiro di un portoghese figlio di mignotta. La squadra del secondo tempo è riuscita a mostrare almeno la volontà di vincere, Pizarro regala profondità e con lui cresce anche Mati, con Cuadrado aumenta la velocità e Aquilani s’inserisce con più pericolosità, Marcos arriva alla conclusione più volte, Matos vive una serata sbiadita. Lo stadio vuoto e il risultato in bianco mi hanno ricordato molto da vicino una campagna elettorale di Prodi, non sono certo la cornice più adatta per una serata da ricordare, anche Ambrosini è grigio, insomma, una partita di cemento in una triste periferia del calcio che non conta, forse utile solo per quei giornalisti che si lamentano tanto degli allenamenti a porte chiuse. Montella e la squadra del resto sapevano che la partita era viziata da un’inutilità di fondo visto che anche vincendo avremmo dovuto comunque non perdere con il Dnepr. Certo, qualcuno se la poteva giocare meglio la chance concessa dal Mister, è vero, ma comunque non facile nel contesto di una partita viziata dal passaggio laterale amiotrofico, dal Pacos rintanato davanti alla sua area di rigore, dal pocos pathos di un avversario per lo più esodato nell’indifferenza vuota e silenziosa di Guimaraes. Note positive, l’imbattibilità di coppa, il fatto che in molti hanno riposato, che Pizarro ci abbia ricordato qualche sprazzo del giocatore che fu, Munua pronto all’uso come una siringa. Possiamo dire con realismo che quello di ieri non è stato altro che un allenamento, questo potrebbe essere il riassunto della nostra giornata di coppa, d’altra parte anche in San Frediano puoi incontrare una bella donna oppure fermarti a guardare una lucertola su un muro, e con un po’ meno realismo posso affermare che la lucertola non è altro che il riassunto del coccodrillo.