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lunedì 19 gennaio 2015

La finestra sempre aperta

Una vittoria e un girone di andata in agrodolce, giriamo a 30 avvicinandoci al terzo posto ma avremmo dovuto averne almeno 35 per essere terzi da soli. 30 punti non sono il massimo, poi ti rendi conto che la nostra coppia di attaccanti titolari ha fatto 1 (un) solo gol e allora pensi che 30 punti sono un mezzo miracolo. Vinciamo finalmente una partita al 94° ma ci riportiamo a casa il problema Gomez che puzza dalla testa, e in pullman che è notoriamente un ambiente chiuso sarebbero stati meglio addirittura i crauti. Abbiamo perso Neto ma abbiamo trovato Tatarusanu, portiere certo ancora tutto da scoprire ma che lascia intravedere doti che dimostrano che alla fine non era stato un errore affiancarlo al brasiliano. Godiamo per i tre punti quando ormai nessuno ci sperava più, questo non toglie però che la Fiorentina ha dimostrato per l’ennesima volta il suo limite nel non saper chiudere le partite. C’è un espressione tipica almeno Diladdarno che ha dato il là ad una serata diversa da come sarebbe potuta essere prima del guizzo del centravanti più fertile: “Si gode come maiali”. Babacar è uno di quei centravanti capaci di farti svoltare la domenica a 20 secondi dalla fine, mentre il modo di giocare di Cuadrado sta diventando irritante come l’ortica. E in San Frediano siamo più abituati a scansare le merde di cane sui marciapiedi che l’ortica. Avere un centravanti che segna sembrerà strano ai più ma ti permette di vincere le partite. Quello di Gomez è un enigma della città che si lega ad un altro che riguarda il palazzo in piazza Santissima Annunziata all’angolo con via de’ Servi. Un palazzo nobiliare come tanti, ma che sulla facciata presenta una finestra molto particolare, conosciuta da tutti come "La finestra sempre aperta". Da ormai molti secoli, i suoi scuri vengano sempre lasciati socchiusi. Secondo una leggenda fiorentina, un rampollo della famiglia Grifoni partì per la guerra verso la fine del '500. Da una finestra del secondo piano del palazzo la moglie si affacciò per rivolgergli l'ultimo saluto. La donna, disperata ma speranzosa di poterlo rivedere, cominciò a trascorrere intere giornate affacciata a quella finestra. Il marito purtroppo non fece più ritorno e la donna morì vedova. Da qui in poi la tradizione si divide, riportando due finali diversi della storia: il primo sostiene che il vicinato, commosso dalla triste vicenda amorosa, decise di tenere la finestra sempre aperta in ricordo della donna che tanto tempo vi aveva trascorso. Altri raccontano invece che, non appena la persiana venne chiusa, dentro la stanza cominciarono a verificarsi strani fenomeni: le luci si spensero, i quadri si staccarono dalle pareti e i mobili iniziarono a spostarsi. Non appena la finestra venne riaperta, tornò tutto alla normalità. E da allora così è rimasta. Secondo quanto invece si dice in San Frediano che siamo più maligni, le versioni non collimano affatto, tutti sanno che ci abita un nobile tifoso Viola sfegatato e squattrinato a tal punto che, e qui il finale si divide tra chi sostiene che la finestra rimane sempre aperta perché non bastava essersi rovinato dilapidando tutti i soldi di famiglia con le puttane, ma a forza di vedere Gomez inciampare sul pallone sono già un paio di volte che i Vigili del Fuoco lo riprendono sul davanzale disperato. Mentre c’è chi sostiene invece che con la scusa di una visita guidata ai palazzi storici della città, col fatto che la leggenda narra che lo sguardo della statua equestre di Ferdinando I de’ Medici, collocata nella piazza davanti all'edificio, sarebbe rivolto proprio verso quella finestra sempre aperta, l’intenzione sarebbe quella di farci affacciare il tedesco e poi dargli una bella spinta per buttarlo di sotto.