Nel
mondo del calcio dove le teste di cazzo saltellano come cavallette
divorando intere piantagioni di tifo, e in special modo a Firenze dove
addirittura volano di Fiore in Fiore, quella volontà di Viviano di
indossare la maglia Viola è di una rarità che ha il sapore antico di un
calcio libero dal potere dei procuratori, con il libero ultimo baluardo
difensivo e le maglie dall’uno all’undici. Il nuovo portierone Viola ha
lottato come un leone, “uno di noi” che davanti ai soldi ha messo la
volontà di coronare un sogno, quello che non si può certo dire una
tendenza nel movimento globale del calcio di oggi, tra giocatori che pur
di guadagnare di più vanno a giocare anche in Tibet, un tempo stato
vassallo dell’Impero Mongolo, Vassallo è vero, ma anche un campionato
poco credibile perché pieno di Valvassini e dove gioca ancora il
sessantenne Giovanni Valvassori. Ci riempie di orgoglio questa sua
scelta che ci auguriamo sia anche un efficace antibatterico da dare
dentro lo spogliatoio come fosse il ramato, per renderlo cioè il più
inospitale possibile alla proliferazione del virus dell’ammutinamento
che ultimamente l’aveva infestato, ma non solo toccasana fuori dal
campo, visto che prima dell’infortunio Viviano era considerato l’erede
di Buffon. Speriamo che questo serva quindi a riportare anche
l’entusiasmo nel deserto dei tifosi col tartaro sulla passione, perché
la squadra che sta nascendo è figlia di buone idee e di gente finalmente
motivata, e sono convinto che alla fine sarà una squadra profondamente
nuova e divertente, che permetterà anche ai più rachitici, quelli cioè
che hanno zone di calcificazione provvisoria dell’entusiasmo, di
ritirare in fuori quel petto di pernice che ultimamente avevano
posizionato pieno di segatura poco sopra il caminetto, utilizzato in
questi anni per farci la Fiorentina alla brace. Ben arrivato anche a
Della Rocca e al talentuoso Fernandez, e mentre Viviano dovrà dimostrare
anche di meritarla quella maglia, la Bice ha voluto sottolineare
l’importanza che questa operazione avrà non solo dal punto di vista
tecnico, oggi si è voluta mettere professionalmente a nudo davanti a
quel gesto che purifica l’anima del tifo e lo libera un po’ dall’eterno
demone del malcontento, con la foto di copertina ha voluto rappresentare
il significato della sacralità di quella scelta di fronte agli atei
dell’attaccamento alla maglia, ed è così che la regina di Moena ha
voluto immolarsi sull’altare dell’informazione nuda e cruda, con classe
invece che in conclave, alla fine della sessione di allenamento e non
dopo la sessione di scrutini, dando enfasi a quel segnale tanto atteso.
Invece delle schede di scrutinio e la paglia umida, per bruciare sono
state utilizzati gli appunti di Montella e l’imbottitura delle pernici
di Dantone, ma quello che conta è che la Bice in tutto il suo
neorealismo, al termine di una giornata ancora convulsa ci ha annunciato la tanto attesa fumata bianca.