Finita
la prima fase, il circo mediatico ha smontato le tende, e Fassa che
Fassa la valle buona, speriamo che la brutta faccia di questo ritiro non
faccia più ritorno, che non sia tornante insomma come invece ce ne sono
molti, che lo alzi quanto gli pare, ma che non affronti più le curve a
gomito che portano a Moena. Un primo bilancio positivo lo possiamo fare
in attesa di una settimana che a detta di ADV sarà importante sotto il
profilo dei nuovi arrivi, al ritrovato entusiasmo manca all’appello solo
il ritrovamento delle pernici, mentre mi sono lasciato irretire dalle
dodici ore di programmazione televisiva, e oggi sono riverso non solo
sul divano, ma quasi totalmente in quel clima olimpico che toglie alla
famiglia il battuto di odori finemente tritato, la base di un sugo alla
contadina promesso e non mantenuto, e macerato nei sensi di colpa mi fa
un po’strano parlare di una cosa che non c’è come la Fiorentina, mentre a
Londra ci sono tante cose che ci sono, e allora lasciamo per un attimo
la Viola, la Rita a fare il sugo, e mentre mi ammazzo di Olimpiadi,
voglio dare spazio alla Bice che invece a Moena c’è rimasta per chiudere
un’inchiesta sui comportamenti anomali che hanno sottratto animali alla
vallata. Stiamo parlando di Vargas che ha mostrato fin da subito un
certo nervosismo, e che la Bice ha monitorato seguendolo nei momenti
liberi, per capire, senza per questo voler invadere la sua vita privata,
ma per cercare di scoprire cosa nascondesse quella sua irrequietezza, e
dopo la notte delle pernici, la nostra inviata ha capito di essere
finalmente sulla strada giusta. Vargas è un giocatore che si è perso
negli ultimi anni, dapprima lasciando molliche di pane per ritrovare la
strada, uno stratagemma infantile che ha ingrassato solo i piccioni, e
poi disseminando i suoi percorsi fiorentini di bottiglie di birra che
l’hanno suonato come una campana, e costretto poi qualcun’altro a
buttarle nella campana della raccolta del vetro. E mentre la Fiorentina
perdeva un capitale, lui ha capito di non avere più mercato, perché a
fronte di zero richieste dal calciomercato, una è arrivata, strana, ma
comunque concreta, e da lì sono iniziati i dolori del giovane Wargas,
ricostruiti attraverso il fiuto della Bice. In poche parole Vargas oggi è
considerato un giocatore svuotato, un quasi estinto da riempire di
paglia e da mostrare alle scolaresche, ed è così che in società è giunta
l’offerta del Museo della Specola, che è una delle sezioni del Museo di
Storia Naturale di Firenze, quella zoologica, che accoglierà quindi
anche l’esemplare andino opportunamente impagliato. La scrupolosa Bice
ha capito le difficoltà di un uomo conscio di un prossimo futuro fatto
di staticità, quasi come quella di una guardia giurata davanti a una
banca, un mondo quello degli impagliati che non lascia spazio neanche
alle dinamiche della fantasia, e così ha cercato di rifarsi una vita, e
da subito di crearsi una nuova cerchia di amici che poi lo
raggiungessero in via Romana, prima le pernici, e poi seguendolo, la
Bice ha scoperto i segreti della malga affittata da un prestanome, dove
la sera manteneva relazioni anche sessuali con i suoi nuovi amici, e la
Bice, che è cronista vera, ci mostra quella realtà nuda e cruda.