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martedì 27 dicembre 2011

E’ effervescente ma non è il gioco

E’ già tempo di pensare al mercato, per risolvere i problemi della digestione e di una classifica che non va ne su e ne giù. La soluzione potrebbe essere quella di comprare Brioschi, Emanuele? No, l’alka-seltzer italiano, quello della pubblicità, con Vargas sullo stomaco del tifoso Viola che sogna un giocatore smilzo che voli sulla fascia e invece si ritrova un cinghiale, che l’unica cosa a cui si è subito adattato una volta lontano dall’amato Perù, è alla macchia mediterranea, tanto da integrarsi di più con il ruvido corbezzolo maremmano, che non con i ruvidi piedi di De Silvestri. Prendiamoci  pure questo digestivo effervescente, non il gioco, per buttare giù gli eccessi alimentari delle feste e quelli insipidi di prima delle feste. Piatti nati direttamente dal campo, che non è l’orto, ma il pavimento dove la Cenerentola Fiorentina asciuga bucati quando va bene. Per digerire quell’accozzaglia di ingredienti chiamata zuppa, che Teotino cucina abitualmente su Facebook, per digerire i terzini considerati molto “groove” nell’ambiente, per via non tanto del solco che lasciano gli avversari nel loro vialetto, ma perché ritenuti terzini groviera per via dei buchi. Per digerire la passata di Pomo d’oro, visto il gozzuto Montolivo e vista la sua bella passata che ricorda tanto mia sorella il giorno della Prima Comunione, che poi era anche la mia perché s’è fatta insieme. Per digerire i dolori del giovane Gilardino, che non sarà un Werther, ma che in compenso è diventato friabile come un wafer. Per digerire Silva, che ce l’hanno fatto passare per un bomber uruguaiano, mentre è quella sola del figlio di Bersellini. Per digerire tutti gli eccessi fuori e dentro dal campo, dentro e fuori dallo spogliatoio, dalla stazione, dai locali notturni. Per digerire, infine, i ritardi della compagnia area peruviana, costretta dalla politica dei prezzi, ad atterrare sulla Salerno - Reggio Calabria subendone tutti gli atroci rallentamenti. Salvo solo il Dio supremo della Religione Viola, Giovetic, anche divinità di fulmini e di tuoni, ormai rimasti gli unici scagliati verso la porta avversaria. Lui e Behrami, via, che corre come un palloncino gonfiato lasciato andare libero, disegnando traiettorie impazzite in un centrocampo statico. E poi, alla fine, come in tutte le digestioni che si rispettano, per buttare giù il 2011 ci vuole anche un bel rutto.