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lunedì 28 gennaio 2013

Tra tattoo e vodoo

Che inculata! Davanti a un gennaio che si è tatuato tutto di sfiga mentre pali e traverse delimitano ormai i labili confini tra facili alibi, il disagio e la sfortuna sotto porta, che evidenzia però anche un problema di chi dovrebbe fare servizio di guardiania alla nostra, problema più sgargiante di qualsiasi maglia in dotazione ai nostri numero uno, che in compenso e da ambientalisti sensibili, invece che al campo di gioco preferiscono andare in camporella tra papaveri e papere. Un gennaio che termina sostituendo i giorni della merla con i giorni della merda. E poi la sfortuna di Jovetic colpito da anemia mediterranea che lo rende avulso dalla manovra, dalla nostra sia chiaro, non certo da quella di Ramadani che sembra spostare, arzillo, il suo giocatore sulla scacchiera giocando con la Fiorentina come il gatto con il topo player. Perché se è vero che è lontano dal gol sembra essere soprattutto lontano dall’anima della squadra, con la testa e con il cuore, sentimentalmente abulico, un grande talento che però non usa, sbarcandolo invece che a Lampedusa, probabilmente in un centro d’accoglienza bianconero. Parole queste mie, portate con un gommone da uno scafista senza scrupoli e ragione, sugli scogli della delusione per una partita persa in un modo pazzesco. Per fortuna però c’è anche una ragione che prevale, che raccoglie la delusione e l’asciuga dalla rabbia scoprendo così anche una gran bella Fiorentina, che spreca e regala con le caratteristiche tipiche di chi ha le mani bucate, e non solo quelle dei propri portieri, ma che riesce a reagire al pareggio del Catania col piglio della grande squadra, con carattere, se possibile giocando un calcio migliore di quello espresso prima di essere tradita dall’atteggiamento sconsiderato di Aquilani. Bene sugli esterni con Pasqual che macina chilometri e scarica cross in area con arma automatica, e con Cuadrado che si piazza mina vagante nelle maglie della difesa etnea, come allo stesso modo si comporta sotto porta almeno in maniera stravagante, capace cioè di dilapidare le occasioni più ghiotte depilando la traversa. L’inserimento di un ragioniere come Migliaccio porta addirittura degli sgravi fiscali iinaspettati in zona gol mentre i manager fanno gli stessi buchi di bilancio di Mussari, tanto possesso palla e fase propositiva, ma anche un’incredibile percentuale nel riuscire a subire gol nelle pochissime occasioni concesse. Ma c’è speranza in questa settimana però, quella di alleviare il dolore per le sbruciacchiature riportate insieme ai lapilli siciliani, spalmandoci sopra l’emolliente curiosità in crema estratta dalle caratteristiche dei nuovi arrivati, specie il polacco visto che Vecino non ha ancora ottenuto il passaporto italiano, sperando che il padre non sia quel Caruso che conosciamo e che abbia invece conoscenze in alto, magari con qualche Papa che ci metta una parolina buona per allontanare la sfiga. C’è bisogno anche del ritorno di Pizarro e quello di El Ham che sembra il più capace di puntare con cattiveria la porta senza tanti giri di parole, sperando che Larrondo possa sorprenderci in positivo. Ma per il bene della Fiorentina c’è bisogno soprattutto di serenità e di tanto equilibrio, il girone di andata è lì come una stele per ricordarci le grandi doti di questa squadra, un monito a non creare dualismi o polemiche, perché anche la squadra adesso avrà bisogno di posteggiare gli episodi negativi nel dimenticatoio, per affidarsi al sistema automatico di ricerca del box libero dove scaricare la delusione e dove andare a ritirare la propria auto-stima bella lavata dagli schizzi di sfortuna e con il pieno di fiducia.