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giovedì 8 novembre 2012

USA e getta

Vince Barack Obama mentre davanti alla locandina della Nazione in Piazza Santo Spirito un vecchio fiaccheraio dava la colpa a quel barackone di Corvino, un po’ perché rincoglionito e un po’ perché Pantaleo gli stava sul culo a scoppio ritardato, e allora borbottava scatarrando per terra gli interessi passivi maturati dal vizio del mezzo Toscano, facendo polemica col vecchio DS dopo aver capito che avevamo comprato Ogbonna. Gli Stati sono Uniti mentre Firenze non tanto,  come sempre, tra chi tifa contro i Della Valle e chi invece aveva puntato tutto su Romney come nuovo attaccante da prelevare a gennaio, pensando si parlasse di Rooney, quel Whaine che in città, per chi mastica giusto due parole d’inglese tanto per cercare un approccio alla carlona con un turismo da inculare il prima possibile, era parso wine, il fedele compagno del panino col lampredotto, da preferire e per combattere proprio quel turismo mordi e Fiuggi. Si perché Firenze è piena di “rintronahi”, che pensano che quel tipo di turismo “veloce” sia inteso come quello di chi mangia un panino con un bicchiere d’acqua, che è una bestemmia nella patria dell vino “bono”, come chi ieri, prima s’è incazzato con i Della Valle tanto per assolvere al dovere quotidiano, e poi s’è scagliato contro la pubblicità. Ero a mangiare dal trippaio di Porta Romana e il malumore già si tagliava come il centopelli, c’era uno che pur non essendo assessore asseriva di essere in difficoltà a seguire un film su Rete 4 proprio per via della pubblicità che lo spalmava in un tempo infinito pari a quello concesso alla Lazio per pagare l’Irpef, e proprio a proposito di tutta questa pubblicità che ti martella dalla mattina alla sera, rimarcava il suo disgusto dopo che su tutte le locandine in città, ma anche sui giornali e in radio, invece dei soliti titoli di politica o di cronaca, ieri aveva trovato un così largo spazio la pubblicità a caratteri cubitali della Cobrama, “tanto un vu’le vendehe più a nessuno le macchine” era stato il suo commento pieno di sarcasmo misto a salsa verde, scambiando di fatto il presidente degli USA per il concessionario Volkswagen di Scandicci. Il mondo del tifo è molto variegato, quello fiorentino in certe sue sfumature è sia variegato che col variatore, come quando con il Ciao si pedalava per aiutarsi sulla salita del San Gaggio, perché Firenze è molto popolare e allora arranca nel suo provincialismo, specie nella sua popolazione meno giovane che soffre l’ondata massiccia di tutti questi stranieri dai nomi impronunciabili, e più ci si allontana dalla città e più soffre, e negli ultimi due anni dove il bel gioco ha latitato, il vero spasso almeno io l’ho trovato andando nelle campagne intorno a Firenze, a respirare quell’ironia involontaria tipica di una popolazione più ruspante. Alla casa del popolo di Montespertoli per esempio, rubizze figure uscite sane e salve ma a fatica dal pranzo della domenica, appesantiti da indumenti fradici di calorie, tra rutti in vernacolo, nomi storpiati, digestioni lentissime con derive d’abbiocco quasi catatoniche, vivono troppo lontano da fatti così importanti come le elezioni americane, vicinissimi invece alle cose più materiali di tutti i giorni. Imbattibili nel far tornare i conti. Gente capace di tirare fuori dalla terra il proprio sostentamento, e in un annata triste come quella scorsa ho assistito al modo più casereccio e allo stesso tempo geniale di ottimizzare le risorse. Soprattutto in tempi di crisi. In una sala colma di passione e di sofferenza, in maestosa solitudine, un eroe della pennichella esultava come un bambino al replay del gol della Fiorentina di cinque minuti prima, In piedi e a braccia alzate verso un surrealismo da far accapponare la pelle anche a Dalì. Mi era sembrato davvero uno spregio quello di sentire gente infamarlo sostenendo che era sempre lo stesso gol e che quindi valeva solo uno, io invece avevo fatto finta che s’era raddoppiato. Pezzo di merda! Intanto davanti al circolo Vie Nuove “ yes we can” è già diventato Yepes e Ujcani.