In
attesa di buone nuove da Torino, dove la Fiorentina vincendo porrebbe
ufficialmente la sua candidatura alla lotta per il tricolore, e bottarga
di muggine a parte, utilizzata nel pranzo della domenica come
antiruggine per un palato sempre in lotta con i pasti ferrosi e frugali
della settimana, è giusto dare una corretta interpretazione alle parole
di Montolivo che sono state evidentemente travisate. Sappiamo bene come i
giornalisti siano diventati ormai degli estrosi protagonisti del
sistema, deolontogicamente sempre meno costretti a raccontare la mera cronaca dei fatti e quindi limitati nella loro
creatività, e parlando di
Firenze mi viene in mente la storia della pontellizzazione che fino ad
oggi ci era stata raccontata sincronizzandola al calendario Maya prima
di essere messa in discussione per sopraggiunta barcellonite inattesa,
un vero e proprio anatema per certe logiche di teorema, e poi mi viene
in mente Massimo Sandrelli, il più capace di tutti a romanzare, una
nuovissima vena la sua che prende ispirazione da certi professionisti
che operano soprattutto in ambiti istituzionali, capaci di mettere a
punto la cosiddetta finanza creativa, riuscendo così ad amministrare con
verniane pratiche di intermediazione finanziaria atte a migliorare
“situazioni” compromesse, e così Sandrelli spinto da amici romanisti,
s’inventa il giornalismo creativo e riesce magistralmente a recuperare
il derby della Roma ormai compromesso fino a farglielo vincere a tempo
abbondantemente scaduto. Insomma Montolivo, ingenuone che non è altro
presta il fianco al Sandrelli della Gazzetta e prova a raccontare la sua
storia che non è facile e lo dimostrano le mancate dichiarazioni
promesse sul suo addio, perché l’argomento è molto delicato e oggi hanno
tutto un altro sapore anche le parole di Cecchi Paone che a suo tempo
aveva cercato di far trapelare qualcosa. Intanto è bene precisare che il
grigio è sempre stato il colore preferito di Riccardo fino a dipingerci
il suo pupazzo del cuore da abbracciare prima di andare a letto, il suo
famoso Topo Grigio che sarebbe diventato agli occhi della famiglia il
colpo di genio della sua adolescenza prima di riuscire a passare
brillantemente a Cresima. Modaiolo e frequentatore a Firenze di Pitti
uomo prima di diventare merdaiolo a Milano, ha sempre indossato solo
abiti grigio fumo di Londra, un suo marchio distintivo che in campo è
riuscito a trasferire con giocate grigio fumo e niente arrosto, passaggi
laterali di un metro per mantenere la perfetta piega di prestazioni
insulse che lo collocano giustamente oggi in squadre di mezza
classifica, e quindi anche la sua scelta risulterà corretta visto che a
Londra non se lo inculano nemmeno di striscio, diventa naturale epilogo
andare nella città italiana più grigia per eccellenza, dove il
ridimensionamento è tale che lo stadio nel frattempo si è svuotato, non
come a Firenze che invece si sta riempiendo, e in questa transumanza
della passione c’è soprattutto lui come probabile causale, già definito
nell’ambiente l’eminenza grigia della desertificazione, capace cioè pur
essendo poco visibile in campo di aiutare i tifosi a prendere decisioni
importanti come quella di disertare lo stadio dove proprio lui gioca, un
uomo che trama nell’ombra, e anche il Vuturo ha finalmente capito che è
stato usato dal clan del giocatore per spostare l’attenzione sulla
pontellizzazione e scappare a Milano ma sbagliando il treno del
ridimensionamento. Insomma una cantonata la sua si dice maturata dopo
una permanenza esitva nel cantone dei Grigioni, e per farla breve
Riccardo Montolivo è uno pseudonimo di E.L. James che a sua volta è uno
pseudonimo di Erika Leonard, perché all’anagrafe Riccardo è in realtà
una donna e la foto lo mostra chiaramente in un allenamento lontano da
occhi indiscreti, nel quale può dare libero sfogo alle sue movenze molli
e depilate, con la solita veronica melliflua che rallenta il gioco,
un’oasi di felicità che si ritaglia nel giardino di casa per non
soffrire le frasi dure e maschiliste tipiche del calcio, come quando
viene etichettato giocatore senza palle, e l’intervista alla Gazzetta
voleva essere proprio uno sfogo per raccontare il perché ritiene un
salto di qualità essere andato nel Milan, visto che finalmente ha messo
in pratica quello che ha scritto nella sua famosa trilogia, e così
“Cinquanta sfumature di rosso”, e “Cinquanta sfumature di nero” grazie
alla sua presenza in squadra hanno trasformato i cinquanta rossoneri in
rosa in “Cinquanta sfumature di grigio”, effettivamente uno dei MiIan
più grigi della propria storia.