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domenica 25 novembre 2012

Topo grigio

In attesa di buone nuove da Torino, dove la Fiorentina vincendo porrebbe ufficialmente la sua candidatura alla lotta per il tricolore, e bottarga di muggine a parte, utilizzata nel pranzo della domenica come antiruggine per un palato sempre in lotta con i pasti ferrosi e frugali della settimana, è giusto dare una corretta interpretazione alle parole di Montolivo che sono state evidentemente travisate. Sappiamo bene come i giornalisti siano diventati ormai degli estrosi protagonisti del sistema, deolontogicamente sempre meno costretti a raccontare la mera cronaca dei fatti e quindi limitati nella loro creatività, e parlando di Firenze mi viene in mente la storia della pontellizzazione che fino ad oggi ci era stata raccontata sincronizzandola al calendario Maya prima di essere messa in discussione per sopraggiunta barcellonite inattesa, un vero e proprio anatema per certe logiche di teorema, e poi mi viene in mente Massimo Sandrelli, il più capace di tutti a romanzare, una nuovissima vena la sua che prende ispirazione da certi professionisti che operano soprattutto in ambiti istituzionali, capaci di mettere a punto la cosiddetta finanza creativa, riuscendo così ad amministrare con verniane pratiche di intermediazione finanziaria atte a migliorare “situazioni” compromesse, e così Sandrelli spinto da amici romanisti, s’inventa il giornalismo creativo e riesce magistralmente a recuperare il derby della Roma ormai compromesso fino a farglielo vincere a tempo abbondantemente scaduto. Insomma Montolivo, ingenuone che non è altro presta il fianco al Sandrelli della Gazzetta e prova a raccontare la sua storia che non è facile e lo dimostrano le mancate dichiarazioni promesse sul suo addio, perché l’argomento è molto delicato e oggi hanno tutto un altro sapore anche le parole di Cecchi Paone che a suo tempo aveva cercato di far trapelare qualcosa. Intanto è bene precisare che il grigio è sempre stato il colore preferito di Riccardo fino a dipingerci il suo pupazzo del cuore da abbracciare prima di andare a letto, il suo famoso Topo Grigio che sarebbe diventato agli occhi della famiglia il colpo di genio della sua adolescenza prima di riuscire a passare brillantemente a Cresima. Modaiolo e frequentatore a Firenze di Pitti uomo prima di diventare merdaiolo a Milano, ha sempre indossato solo abiti grigio fumo di Londra, un suo marchio distintivo che in campo è riuscito a trasferire con giocate grigio fumo e niente arrosto, passaggi laterali di un metro per mantenere la perfetta piega di prestazioni insulse che lo collocano giustamente oggi in squadre di mezza classifica, e quindi anche la sua scelta risulterà corretta visto che a Londra non se lo inculano nemmeno di striscio, diventa naturale epilogo andare nella città italiana più grigia per eccellenza, dove il ridimensionamento è tale che lo stadio nel frattempo si è svuotato, non come a Firenze che invece si sta riempiendo, e in questa transumanza della passione c’è soprattutto lui come probabile causale, già definito nell’ambiente l’eminenza grigia della desertificazione, capace cioè pur essendo poco visibile in campo di aiutare i tifosi a prendere decisioni importanti come quella di disertare lo stadio dove proprio lui gioca, un uomo che trama nell’ombra, e anche il Vuturo ha finalmente capito che è stato usato dal clan del giocatore per spostare l’attenzione sulla pontellizzazione e scappare a Milano ma sbagliando il treno del ridimensionamento. Insomma una cantonata la sua si dice maturata dopo una permanenza esitva nel cantone dei Grigioni, e per farla breve Riccardo Montolivo è uno pseudonimo di E.L. James che a sua volta è uno pseudonimo di Erika Leonard, perché all’anagrafe Riccardo è in realtà una donna e la foto lo mostra chiaramente in un allenamento lontano da occhi indiscreti, nel quale può dare libero sfogo alle sue movenze molli e depilate, con la solita veronica melliflua che rallenta il gioco, un’oasi di felicità che si ritaglia nel giardino di casa per non soffrire le frasi dure e maschiliste tipiche del calcio, come quando viene etichettato giocatore senza palle, e l’intervista alla Gazzetta voleva essere proprio uno sfogo per raccontare il perché ritiene un salto di qualità essere andato nel Milan, visto che finalmente ha messo in pratica quello che ha scritto nella sua famosa trilogia, e così “Cinquanta sfumature di rosso”, e “Cinquanta sfumature di nero” grazie alla sua presenza in squadra hanno trasformato i cinquanta rossoneri in rosa in “Cinquanta sfumature di grigio”, effettivamente uno dei MiIan più grigi della propria storia.