Per non parlare di arbitri e di querele sempre dietro gli angoli come i cecchini, in attesa della partita che finalmente ci liberi dal ghetto del campionato italiano, voglio dire che mi fanno ridere certi pazzi, che un po’ per sfidare la sorte, un po’ per mettersi alla prova, si buttano da un ponte legati ad un elastico. O quelli che fanno paracadutismo per dimostrare a se stessi di avere coraggio. O altri, tipo Gervasoni che rischiano tutte le volte di rompersi l’osso del collo sotto le vementi spinte di energumeni come Borja Valero, o chi invece parte per i cosiddetti viaggi-avventura in luoghi lontanissimi e sconsigliati dalla Farnesina pur di non guardare più le partite di calcio italiane dirette da Gervasoni. E a proposito di viaggi pericolosi mi viene in mente quello nella passione Viola, con il rischio di cadere sotto i colpi dei kalashnikov di Calvarese o Damato, o di essere rapiti da una banda di stronzi come Braschi e Nicchi. “No, non so come la pensa lei, io amo la vita comoda, per capirsi meglio, come quella di chi ha certi bacini di utenza, una vita senza il rischio della sudditanza psicologica. La sera voglio tornare da mia moglie e da Tommaso. Non sono mica scemo come Montolivo che torna e ci trova l'idraulico”. Mi era sembrato un signore distinto quello che avevo incontrato sull’aereo. Ora stavamo andando verso il parcheggio, visto che grosso modo, da quello che ci eravamo detti, avevamo le macchine non troppo lontane l’una dall’altra. Era abbastanza buio in quello spazio semi deserto, ma sapere di essere in compagnia di una persona tranquilla come lui, mi dava una certa sicurezza. Poi gli ho detto ad alta voce “perché si dovrebbe rischiare la vita, quando invece possiamo starcene al sicuro, senza pericoli nella nostra città?” E dopo aver rallentato un attimo a riflettere sulle mie stesse parole, mi sono tornate in mente anche quelle di Borja Valero che di fatto sconfessavano il referto arbitrale. Improvvisamente ho cominciato a guardarlo come se mi ricordasse qualcuno. Anche lui intanto si era fermato a fissarmi. Vedevo i suoi occhi brillare sotto uno dei pochi neon che non illuminavano il parcheggio. Mi fissava ma non avevo paura come invece mi capitava quando veniva designato Calvarese. E di cosa dovevo avere paura poi? Anzi mi avvicinai a lui e gli misi la mano sulla spalla, quindi gli dissi con convinzione “guardi che i suoi sono ragionamenti da persona davvero sana di mente ed equilibrata, quando conviene con me che non vale la pena rischiare". Poi si volle presentare “sono Gervas” Lo bloccai subito prima che finisse, ecco chi cazzo era. E ripresi il discorso “Allora peccato però che…” e lui sorridendo in modo strano “peccato cosa? ” Ormai lo avevo riconosciuto “peccato che io invece non lo sono una persona sana di mente ed equilibrata. E venne anche a me uno strano sorriso, mentre gli scaracchiai in un occhio. Poi una voce di donna da lontano che si stava avvicinando correndo, mi nascosi dietro a una BMW tedesca del cazzo, “Gervaso! Gervaso! Te lo levo io il moscerino dall’occhio” Mi ero sbagliato, sono proprio una merda e hanno ragione a querelarmi. Cazzo, ci si può sbagliare davvero, allora ha ragione anche quella faccia a culo di Braschi, in fin di conti anche in questo caso è stato solo un misero 1% di percentuale di errore. Oggi è toccato a Gervaso, domani può succedere ad Antonio quello che fa la pasta, basta metterci davanti per errore una D apostrofata. Adesso per farmi perdonare però dell’essermi dimostrato così bifolco nei confronti del povero Gervaso devo dire due parole a mia discolpa. Gervasoni è un falso e in malafede, perché scrive un referto che non può essere più solo una percezione sbagliata di campo, del momento, e quindi anche legittima, no, le dichiarazioni di Borja Valero avvalorate dalle immagini sconfessano definitivamente la teoria della buonafede di certi arbitri. Braschi che ne loda la conduzione è quindi un colluso e a sua volta un falso. Sono orgoglioso delle parole di Borja Valero e di quelle di Montella. Queste si coraggiose perché contro il sistema. Sono orgoglioso che la società le abbia autorizzato, atteggiamento duro, volto allo scontro frontale. Perché questo dimostra che anche quelli di Calvarese e Damato non erano errori ma parte di un disegno. E che strappo sia allora. Adesso aspettiamo la risposta del giudice sportivo. Insomma, non fatemi più sputare in un occhio a nessuno. E intanto per la famiglia falsa come quella arbitrale, dopo i Galletti e gli Abbracci, la Barilla crea il nuovo biscotto, gli “inculati”. Dedicato al buon Borja Valero.